Una, mille, centomila Amanda, una donna capace di illuminare il grigiore della vita con i suoi colori, perché per lei la vita è solo a colori.
Perché ha così tanto successo Amanda Lear? Il suo dura da oltre cinquant’anni, da quando faceva l’indossatrice ai tempi della swinging London, la modella per Salvador Dalì e si accompagnava con artisti come David Bowie o Brian Ferry.
Quello che non l’ha mai abbandonata è l’allure, il carisma di una donna che ha sempre privilegiato l’essere, non l’apparire, anche se qualcuno potrebbe pensare il contrario.
Uomo o donna? Donna o trans? Nel corso degli anni le sono scivolate addosso illazioni, calunnie e presunte rivelazioni. Chi sa la verità parli! Ma con cognizione di causa. Amanda non si è mai preoccupata di queste “chiacchiere”. In realtà in più di un’occasione ha rivelato che si è trattato di un “rumor” rilasciato ad arte per favorire la sua carriera di cantante. Quel fisico androgino, perfetto per le indossatrici degli anni Settanta ha popolato il sogno erotico di una generazione. Niente di boccaccesco, carnalmente invitante in stile Fellini, solo fascino, fascino e ancora fascino.
Tanto intrigante ed elegante da meritare la copertina di uno degli album più iconici della band glam per eccellenza, i Roxy Music di Brian Ferry. L’album si chiamava For your pleasure, qui, parafrasando George Clooney, verrebbe da dire, what else? E che altro? In quella copertina, datata 1973, Amanda, in total black, tiene al guinzaglio una pantera, in una posa da consumata modella che offre tutti i suoi angoli alla luce, riuscendo a brillare nel buio.
Ma il suo viso, il suo corpo e la sua mente libera all’epoca hanno già stregato il maestro del surrealismo, Salvador Dalì, che si invaghisce di lei e la ospita a casa sua, a Port Lligat, nonostante la presenza della moglie.
Ed è anche lei a “sverginare” per volere del padre torero, l’adolescente Miguel, che sarebbe poi diventato prima l’idolo delle ragazzine e poi un’icona LGBT, Miguel Bosè.
Una vita vissuta attimo per attimo, non lasciata scorrere la sua. Da ognuno dei suoi incontri ha imparato e messo via. La musica con David Bowie, la pittura da Dalì e proprio all’arte figurativa si dedica da anni. I suoi quadri sono un’esplosione di vita e colori. Dove c’è vita c’è lei, con la sua verve, la sua ironia, anzi autoironia. Sentirla parlare è un piacere, con il suo splendido accento e i suoi aneddoti, sempre divertente, sempre pronta a ridere, di sé stessa, in primis.
Ha da poco compiuto 80 anni, si dice, perché la vera data di nascita di Amanda, lei non l’ha mai rivelata. Ancora amatissima dagli stilisti più raffinati, continua a sfilare, come è accaduto di recente per Jean Paul Gaultier. E non si arrende, e no che non si arrende… Dovrebbe? Perché? Perché le nostre nonne alla sua età pregavano aspettando la morte vestite in modo dimesso? Davvero no!
Vivere fino all’ultimo giorno, perché (e qui Monsieur Lapalisse ci viene incontro) finché non si è morti, si è ancora vivi. Come ha scritto Amanda nel suo ultimo post su Instagram: “I don’t care when I was born, if I’m 50, 60 or 70. It’s important that I am alive.” Alive and kicking Amanda, forever young.
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