Dahmer è il fenomeno televisivo del momento, ascolti alle stelle anche se le critiche sono discordi. Ma per una persona in particolare, quello che resta è solo l’orrore.
Una delle fiction che sta riscuotendo un enorme successo è Dahmer, la storia del serial-killer cannibale di Milwaukee. La serie, che ha il fascino dell’orrore (quando guardato da fuori), si è attirata anche non poche polemiche. Ma qual è la vera storia?
La serie televisiva in onda su Netflix si compone di dieci puntate e mette in scena la vicenda del cannibale di Milwaukee, arrestato nel 1991 per aver commesso complessivamente diciassette omicidi e svariati altri odiosi reati, tra cui violenza sessuale, necrofilia, cannibalismo.
Ma chi era Jeffrey Dahmer? Un bambino come tanti altri, perlomeno fino ai sei anni, quando le cronache narrano di un Jeffrey sempre più chiuso ed isolato. I suoi genitori avevano qualche problema, sua madre, per via della depressione, passava intere giornate a letto, mentre il padre era spesso via per lavoro. Cosa passasse per la testa di quel bambino sempre solo nessuno lo saprà mai. Certo è che sviluppò un forte interesse per le carcasse di animali morti, che sezionava, decapitava e di cui imparava anche a sbiancare le ossa. Probabilmente, questo tipo di interesse avrebbe dovuto scuotere i suoi genitori o perlomeno far suonare un campanello d’allarme. Ma così non è stato.
Da adolescente scoprì il suo essere “diverso”, gli piacevano gli altri ragazzi e non le ragazze. Alla fine degli anni Settanta l’omosessualità era ancora uno stigma. Non è stato uno studente brillante, alcolista sin dall’adolescenza, ha compiuto il suo primo omicidio per caso.
Diede un passaggio ad un malcapitato autostoppista che finì per diventare concime per il giardino. Le modalità del suo assassinio sono terribili, strangolato, fatto a pezzi e seppellito. Dahmer aveva appena diciotto anni. Trascorse anche un periodo sotto le armi, ma venne congedato perchè beveva e pare che abusò di due uomini. In quel periodo viveva a casa della nonna, ma questo non gli impediva di portare a casa partner occasionali, che drogava e dei quali abusava. Ma è la sua casa da “scapolo” che diventa la casa degli orrori, qui attira e uccide le sue vittime, con cui avrà rapporti da morti. I vicini si lamentavano dell’andirivieni in quell’appartamento, dell’odore nauseabondo (faceva a pezzi i cadaveri, parte li conservava nel frigo e parte li scioglieva in acido), ma fu grazie a Tracy Edwards, che fu catturato.
Questo ragazzo, che all’epoca aveva poco più di vent’anni, è l’unico sopravvissuto al mostro di Milwaukee. E’ stato lui che, sferrando un pugno a Dahmer, è riuscito a scappare e a portare la polizia in quella casa.
Ma da quell’orrore non si è più ripreso, è diventato un homeless e a sua volta è stato accusato dell’omicidio di un altro senzatetto. Il suo avvocato dell’epca ha rivelato che Tracy, dopo vent’anni dall’incontro con Dahmer aveva ancora gli incubi, che tentava di sopire con droga e alcool. A suo dire era un uomo che non era riuscito più a rimettere insieme i pezzi della sua vita dopo l’orrore che aveva subito. Di Edwards non si sa più nulla.
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