Una vittima innocente sfregiata dall’acido in una notte d’inverno. Un calvario senza fine, senza mollare mai.
Una vicenda difficile da dimenticare quella della coppia dell’acido. Due giovani legati da un sodalizio perverso che hanno perseguito il loro intento sulla pelle di un innocente.
In una notte d’inverno del 2014, un normalissimo studente della Bicocca viene investito in pieno volto da un getto d’acido nella periferia nord di Milano. Il ragazzo sta rientrando a casa e si accinge a parcheggiare la sua auto. Raggiunto dall’acido in pieno volto, sentirà il suo viso, il naso, l’orecchio letteralmente sciogliersi. In condizioni molto gravi, viene ricoverato al centro Grandi Ustionati dell’ospedale Niguarda di Milano.
Le forze dell’ordine arrivate sul posto non riescono, sulle prime, a capire il movente di un’aggressione così brutale e personale. Le aggressioni con l’acido continuano, fino a quando, il padre di una delle vittime, riesce a bloccare l’aggressore.
Si tratta di Alex Boettcher. In breve, si scopre che lui e la sua fidanzata, Martina Levato, sono i responsabili di queste aggressioni. La motivazione per questi attacchi è tanto assurda quanto crudele, i due intendevano «purificare» Martina colpendo le persone con cui aveva avuto una relazione.
Ma una delle loro vittime, lo studente della Bocconi, Stefano Savi, vittima lo è due volte. La sua unica colpa è quella di avere una straordinaria somiglianza con uno degli ex di Martina.
Il ragazzo è passato dalla normale vita di studente a dover sostenere una lunga e dolorosa battaglia per riconquistare, almeno in parte, la sua esistenza prima di quella tragica notte. Ha passato tre mesi in ospedale ricoperto da bende, ha subito quasi sessanta interventi chirurgici nel tentativo di ricostruire il suo volto.
Ha seguito il processo ai suoi carnefici, cercando una risposta, un segno da parte loro. Ma nulla, non un accenno di pentimento o una parola di scuse. I due sono stati condannati nel 2018 in via definitiva; 21 anni di reclusione per Alexander Boettcher e 19 e mezzo per Martina Levato.
Ma Stefano Savi nella sua battaglia non è mai stato solo. La sua famiglia, papà, mamma, fratello e anche gli amici gli sono rimasti sempre accanto in ogni attimo del difficile e doloroso percorso medico. Stefano continua ancora oggi, ad otto anni dall’aggressione, i trattamenti di ricostruzione del volto.
In una intervista al Corriere della sera, il coraggioso ragazzo ha dichiarato di aver fatto la scelta non restare ingabbiato nel passato, perché questo non gli farebbe godere il presente, e tantomeno il futuro.
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