Nei libri di Laura Ingalls Albert non esiste. Lo creò Michael Landon, per una ragione che testimonierà per sempre la sua grandezza.
Chi ha letto i nove libri di Laura Ingalls da cui Michael Landon creò la serie “la casa nella prateria” sa che nella storia originale Albert non esiste. Perché Michael Landon lo creo? Ecco un’altra storia di questa grandissima serie che merita di essere raccontata e che spiega come i valori, l’amicizia e l’amore che la serie rappresenta non fossero solo sullo schermo, ma anche nella realtà. In quel mondo unico e fraterno che Michael Landon aveva creato sul suo set.
Chi era il “vero” Albert
Eppure un Albert è esistito veramente. Non era un personaggio di Laura Ingalls ma il figlio di amici di famiglia dei Landon. Un bambino che fu protagonista di una terribile tragedia. Era ancora un ragazzo di 18-19 anni quando una sera, tornando a casa in bicicletta, fu investito da una macchina e ucciso. Si chiamava, in realtà, Albert Muscatele e sin dal 1978, in una intervista a People, Landon promise pubblicamente che nella sua serie avrebbe inserito un bambino con lo stesso nome, e col compito di ricordare per sempre il ragazzo così tragicamente scomparso. Un gesto di amore e di amicizia, che non è stato l’unico legato al personaggio di Albert
Matthew Laborteaux, un ragazzo difficile e sfortunato
Sulla scena l’interprete di Albert fu Matthew Laborteaux, un ragazzo con un’altra terribile storia da raccontare. Matthew era il più giovane di due fratelli. Nella serie interpreta Albert, un ragazzo adottato da Charles e Caroline Ingalls. Ma nella vita Matthew era davvero un ragazzo adottato, il più giovane di due fratelli (anche il maggiore, Patrick, ha lavorato alla serie, interpretando il ruolo di Andrew Garvey). Il piccolo Matthew ha dovuto affrontare nella vita grandi difficoltà e terribili problemi di salute. E fu proprio il ruolo di Albert che lo aiutò a superarli.
Matthew era nato con un grave problema cardiaco, un buco nel cuore che l’ufficio di adozione sosteneva sarebbe guarito naturalmente. Si dimenticarono però di informare i genitori adottivi di un altro grave problema del bambino: l’autismo. Matthew dormiva in piedi, non poteve essere toccato da nessuno senza strillare. E quando accompagnando il fratello sul set, un giorno, fu chiamato a un provino anche lui, la madre era letteralmente terrorizzata che qualcosa di terribile potesse accadere.
Ma accadde esattamente il contrario: la recitazione sarebbe diventata la strada di Matthew/Albert nella vita. Tutti lo adoravano sul set, e in particolare Karen Grassle, che nella serie interpretava la madre adottiva Caroline. Superando tutti i suoi disturbi iniziali, Matthew si legò alla famiglia del set come a una vera famiglia, e trovò in Melissa Gilbert, sua sorella sul set, una sorella anche nella vita. Sarebbero cresciuti insieme nella scena e nella realtà.
Michael Landon creò sulla scena molte storie difficili che spesso si risolvevano con un lieto fine. Ma a volte il lieto fine esiste anche nel mondo reale. E quello di Matthew Laborteaux è uno di quelli più belli che il creatore, regista, produttore e protagonista della “Casa nella Prateria” ci abbia lasciato.