Il re del rock, osannato da milioni di fans ancora oggi a più di quarant’anni dalla sua morte, aveva una passione segreta che avrebbe potuto salvarlo.
Il nome e l’arte di Elvis Presley sono tornati in auge grazie al recente biopic, ma i veri appassionati non l’hanno mai dimenticato. Del resto, Elvis, con il suo modo di cantare e la sua presenza scenica ha fatto da spartiacque nel mondo della musica. Da allora in poi c’è stato un prima e un dopo Elvis.
Elvis non era un mito, era IL mito
Elvis nacque a Tupelo, nel Mississippi, nel profondo sud degli Stati Uniti. Aveva un gemello, Jesse, che però morì subito dopo la nascita. I genitori non avevano un lavoro fisso e durante la sua infanzia il mito conobbe la povertà, ma i suoi genitori lo ricolmavano d’affetto. Nel tentativo di trovare un’occupazione stabile, la famiglia Presley si trasferì a Memphis nel Tennessee. Elvis, diversamente da molti ragazzi della sua epoca, non aveva pregiudizi di tipo razziale, amava la musica nera e ne assorbì le influenze. Elvis fu rivoluzionario anche nell’aspetto, si faceva crescere i capelli e pettinava il folto ciuffo dandogli la cosiddetta foggia a “banana” che successivamente divenne il segno distintivo della gioventù dell’epoca. Una curiosità: Elvis non era moro di capelli, bensì biondo. L’idea che essere biondo non fosse particolarmente virile lo spinse a tingersi capelli e sopracciglia, prima con il lucido da scarpe e poi, quando cominciò ad avere soldi da spendere, ricorrendo alle cure di un parrucchiere. Si dice che usasse Miss Clairol 51 D, Black Velvet.
Il primo disco che Presley incise era un regalo per il compleanno della sua mamma, ma il proprietario della Sun Records, ascoltando la registrazione, si rese conto di avere per le mani un autentico gioiello. Il resto è storia.
La passione segreta
Era già famoso quando venne richiamato per fare il servizio militare ed è in questo periodo che sviluppò la sua passione. Mentre si trovava a Fort Hood in Texas vide una dimostrazione di judo e ne rimase colpito. Trasferito in Germania, Elvis ampliò le sue conoscenze leggendo un libro del Maestro giapponese Masutatsu Oyama fondatore del Kyokunhinkai.
E proprio in Germania cominciò a prendere le prime lezioni e dedicando tutte le licenze ad allenarsi e praticare. Ma era Oyama la sua ossessione. Nel suo libro aveva letto dei suoi combattimenti a mani nude contro i tori e ne era rimasto colpito.
Tornato in patria, Elvis continuò a praticare e introdusse scene di combattimento nei suoi film. Certo erano dilettantesche, ma all’epoca pionieristiche. Il grande artista aveva anche l’idea di fare un film sul karate tanto da sborsare 30.000 dollari per il progetto chiamato The New Gladiator, progetto che però, non vide mai la luce.
Intanto la stella del re del rock and roll si andava affievolendo, mentre prendeva peso e la sua salute diventava via via più precaria. Qualche anno prima della sua morte, il suo staff pensò di riportarlo agli antichi fasti risvegliando in lui la passione per le arti marziali, senza successo. L’uomo morì il 16 agosto del 1977 e nacque il suo mito.