Il genere è quello della coppia di poliziotti, opposti e complementari. Gli attori sono Mel Gibson e Danny Glover. Ma il vero segreto del capolavoro è in un nome che nessuno conosce.
Quando “Arma Letale” uscì, nel 1987, il genere del “buddy cop movie” (la coppia di amici poliziotti, opposti e complementari) aveva già avuto un certo numero di titoli di successo nelle sale: 48 ore, Beverly Hills Cop, per esempio.
Il genere ha anche qualche illustre antenato, ma è proprio, e soltanto, con Arma Letale che il genere “diventa adulto” e spopola nelle sale. Mel Gibson, il protagonista bianco, nevrotico e autolesionista, è al centro della saga dal primo film, quello appunto del 1987, e nel frattempo ha preso possesso di tutta la serie, fino al punto da prepararsi a dirigerne il quinto episodio. Il suo compagno, il “buono”, docile, familiare, responsabile Danny Glover, è quello che si potrebbe definire un “nero per caso”. O meglio, uno dei rari casi in cui la parte è stata assegnata non perché la storia prevedesse un nero ma esclusivamente per il crescente successo cinematografico di Glover, a quei tempi reduce dal successo de “Il colore viola”.
Il regista, il compianto e geniale Richard Donner apprezzo il suggerimento della produzione e scelse Glover dopo un efficace provino, convincendosi che il fatto che Glover fosse nero avrebbe conferito alla combinazione tra i due poiziotti amici-opposti, una ulteriore dimensione e una più intensa profondità.
Con Gibson, Glover e il regista Richard Donner, la ricetta del film e del grande successo che ne seguirà sembra completa. Ma non è così. Dietro il terzetto che ha dato il suo volto ad Arma Letale si cela l’uomo che a questa serie ha dato l’anima, reinventando letteralmente un genere, e portandolo alla perfezione.
Il “quarto uomo” di Arma Letale
La mente prolifica e geniale a cui si deve una storia che ha segnato e segnerà per sempre la storia del cinema è quella di Shane Black. Un futuro protagonista di Hollywood a tutto tondo, attore, regista e sceneggiatore, che ha collaborato anche ad altre serie incredibilmente note e di successo, come quella di Iron Man.
A quel tempo Shane Black aveva solo 22 anni e una valigia piena di sogni. Deciso ad affermarsi a Hollywood, decise di finanziare la sua impresa scrivendo una sceneggiatura che voleva leggendaria. Una macchina da scrivere e sei sole settimane gli furono sufficienti per partorire un capolavoro di humour, azione, violenza, famiglia, storia di Natale, storia di crimine. Un grande “pasticcio” che solo l’equilibrio di un grande autore avrebbe trasformato in un nuovo capitolo della storia del cinema.
Merito del regista Richard Donner fu prendere quella sceneggiatura giovane, energica, verde, a tratti inesperta, ma grandiosa, e non tradirla. Dispiegare in pieno anche tutto il suo contenuto di brutalità e violenza, valorizzando intuizione come le scene introduttive dei due personaggi: Gibson solo e disperato nella sua roulotte, Glover attorniato da una famiglia invadente e chiassosa, persino mentre si riposa nella vasca da bagno.
I semi di un capolavoro che sarebbe arrivato lontanissimo.