La storia di Bruce Lee e della sua arte racconta di un uomo quasi invincibile. E se c’era qualcuno che poteva batterlo, non era Chuck Norris, ma…
Il mito assoluto delle arti marziali è universalmente riconosciuto come il più grande. Era anche un abile ballerino e aveva studiato anche scherma per migliorare la sua elasticità ed agilità.
Pessimo studente, poco incline alla disciplina, pochi sanno che il nome Bruce, fu scelto da un’infermiera dell’ospedale di San Francisco la quale sperava che, con un nome americano, il bambino avrebbe avuto meno problemi.
Lo studio delle arti marziali
Tutti pensano che il mito delle arti marziali non abbia mai perso un combattimento. In realtà non è così, Bruce ne perse uno, solo uno, all’età di 13 anni. Era un ragazzino molto indisciplinato e spesso faceva a botte con i coetanei. A quell’età fu mandato dal padre alla scuola di di Wing Chun dal maestro Yip Man. Non era molto benvoluto il giovane Lee, in quanto non “purosangue” cinese e quindi il maestro fu costretto a dargli lezioni in forma privata.
Nella scuola di Yip Man, Bruce venne affidato ad un mentore, una guida paterna che lo accompagnava nell’apprendimento della disciplina, il maestro Wong Shun Leung. Era anche lui allievo di Yip Man, ma era il maestro indiscusso di “Beimo”, cioè di combattimenti/sfida.
Il ricordo del mentore
Più tardi il maestro Leung ricorderà la prima volta che vide Bruce Lee. Si presentò alla scuola di Yip Man pettinato alla Elvis, con un fare strafottente. Era evidente che pensasse di essere molto più intelligente di tutti gli altri. Quella volta non fu ammesso a frequentare la scuola. Al secondo tentativo, Bruce cambiò radicalmente atteggiamento e abbigliamento e riuscì ad entrare nella scuola. Fu così che Leung e Lee divennero amici.
Dato che il maestro Yip era anziano, la gran parte dell’insegnamento di Lee fu affidata a Leung, che lo portò a casa sua. Leggenda (o forse verità) narra che il giovane Lee avesse chiesto al suo mentore di non insegnare ad altri ragazzi che comunque gli erano stati affidati. Leung gli rispose che aveva energie in abbondanza per insegnare a tutti. Ma Bruce, il giorno che gli altri ragazzi sarebbero dovuti arrivare, li aspettò per strada e li convinse che il maestro non era in casa e che quindi potevano tornare da dove erano venuti. Il maestro quando lo venne a sapere non si arrabbiò, ma sorrise.
Bruce era molto combattivo e competitivo, qualsiasi cosa volesse, faceva di tutto per averla. Più tardi Lee ammise che Wong Shun Leung era il più grande combattente di Wing Chun e che sarebbe stato l’unico in grado di fermare un suo attacco, sebbene dall’aspetto, non era alto ed estremamente amichevole, sembrasse innocuo.