La casa nella prateria è una serie talmente amata dal pubblico che i grandi network televisivi non si rassegnarono alla sua conclusione. Dai libri di Laura Ingalls fu tratta una nuova serie, che però…
La casa nella prateria (quella vera) è a buon diritto considerata la serie migliore di sempre. Dovuta alla passione visionaria di un uomo, Michael Landon, creata con un cast e una cura per il dettaglio eccezionali.
E in più, basata su una storia vera, l’autobiografia di Laura Ingalls Wilder. La casa nella prateria (il titolo originale americano è “Little House on the Prairie” andò in onda per la prima volta dal 1974 al 1982. E da allora non ha mai smesso di farlo. Il suo segreto è una alchimia difficile da spiegare, tra il tema della famiglia, dell’amicizia e dell’inimicizia, del bene e del male. Il tutto trattato e girato con una cura assolutamente inimmaginabile per una serie degli anni ‘70/80. Cura della recitazione, cura della produzione, con moltissimi esterni e pochissimo lavoro in interno.
Quando la serie terminò, la rete tentò di continuare con uno spin-off, che passa talvolta per la nona stagione. Ma a “Little House on the Prairie, a new Beginning”, centrata su Laura ed Almanzo, mancava tutta la ricchezza della famiglia Ingalls, e soprattutto il “peso” di Charles. Michael Landon scrisse e diresse ancora qualche episodio, ma la grande epopea della famiglia Ingalls era finita per sempre. O quasi.
Un’offesa al mito della “Prateria”
Quando “La casa nella Prateria”, quella vera, unica ed originale non era più prodotta da molti anni (benché continuasse ad andare in onda con immutato successo), qualcuno tra i big dei network penso bene che i tempi erano maturi per lanciare una “nuova casa nella prateria”.
Michael Landon non l’avrebbe mai permesso, ma una malattia incurabile se l’ora portato via da ormai molti anni. Poco male, pensarono i geni della televisione commerciale. Presero il secondo libro di Laura Ingalls e si preparano a una seconda serie da mandare in onda nel 2005, cominciando con sei puntate. Il forte della Prateria erano gli esterni? Qui esagerarono, spendendo soldi che non sarebbero stati mai possibili nella serie originale.
Ma mancava lo spirito del creatore, la serie era finta, priva del suo genuino carattere. Non c’era la vivacità di Laura, la dedizione di Mary. La simpatia di Carrie era stata cancellata per intero, con tutto il suo personaggio, anche dalla sceneggiatura. Anche questa nuova serie si intitolava “Little House on the Prairie”: un altro affronto. Ma rispetto all’originale le differenze erano notevoli: mancava del tutto Carrie, molti personaggi e storie alle quali il pubblico era affezionato avevano alle spalle una storia diversa. Impossibile accettarlo.
Soprattutto mancava Michael Landon e tutta la sua energia. Il pubblico non lo perdonò, i risultati d’ascolto furono ingloriosi e la serie affondò nell’indifferenza. Della “falsa prateria” restano pochissime tracce, note ai cultori della materia e a pochi altri. Non è una pagina gloriosa della storia della TV, ma era giusto che i lettori di newstv la conoscessero.