Filippo Timi è un attore ricco di talento che ha conosciuto una grande popolarità grazie alla serie dei Delitti del Barlume. Ma non tutti sanno che è affetto da una grave malattia.
Chi è appassionato di gialli non ne ha perso uno di film legati alla serie dei Delitti del Barlume e di certo ha apprezzato la verve ironica del suo protagonista: Filippo Timi.
Un attore, ma non solo
Timi non è solo un attore, ma un artista che esplora ogni ambito della recitazione. Esordisce in teatro nella sua città, Perugia, per poi evolversi verso una miriade di esperienze diverse. Studia la voce: flautofonia e canto armonico; si dedica allo studio del corpo con maestri del settore e non ultimo, studia scrittura teatrale.
Non si improvvisa drammaturgo quindi e mette in scena molte delle sue opere in teatri di fama come il Franco Parenti di Milano. Porta le sue opere teatrali in tutta Italia, ottenendo ovunque consensi a scena aperta.
Il cinema lo vede protagonista di pellicole non scontate, surreali, colte, legate al cinema indipendente. Reciterà anche in film più spendibili, ma altrettanto di rilievo come: Saturno contro, La solitudine dei numeri primi, Vallanzasca – Gli angeli del male. La popolarità televisiva gli viene dalla partecipazione alla serie I delitti del Barlume, tratta dai fortunati gialli di Marco Malvaldi, in cui interpreta il “barrista” Massimo Viviani che deve vedersela con una banda di ultraottantenni detective.
È anche autore di libri in prima persona, il suo primo romanzo Tuttalpiù muoio è anche in parte autobiografico.
L’infanzia difficile
Ma la sua vita è tutt’altro che privilegiata, non ha un’infanzia semplice. Afflitto da balbuzie e in perenne sovrappeso è fatto oggetto non solo di scherno, ma anche di veri e propri episodi di bullismo. Ha avuto anche dei gravi problemi di salute da ragazzo, ha infatti sofferto di ernia ed epilessia.
Purtroppo, la lista delle patologie di cui l’artista soffre non finisce qui. È affetto da una rara malattia, la malattia degenerativa di Stargardt. La maculopatia di Stargardt è ereditaria e colpisce la retina. Generalmente si manifesta intorno ai vent’anni. A causarla è la mutazione di un gene. Si manifesta con una riduzione della visione a cui si possono associare disturbi nella percezione dei colori e la presenza di macchie nere nel campo visivo oltre alla fotofobia. Purtroppo, non esistono terapie per impedire la progressione della malattia. Ma di certo non si è mai arreso Filippo e ha saputo affrancarsi dalle “sfortune” che gli ha presentato la vita.