Per molti è il telefono dei sogni, e tale resterà. Ma per qualcuno che l’ha comprato c’è invece una bella sorpresa: una sentanze obbliga Apple a rimborsare lo smartphone. Ecco le ragioni e cosa succede esattamente.
La ragione può sembrare estremamente banale e per chi ha investito somme sostanziose in un iphone delle ultime generazioni, effettivamente lo è.
In effetti il device è così costoso che ciò che apple ha scelto di non includere nella confezione rappresenta gli spiccioli della spesa totale. Non per apple, che di iphone ne vende talmente tanti che sommando tanti piccoli profitti marginali, il risultato diventa un totale da far venire i brividi.
Si sa, le grandi aziende, quando cominciano ad avere qualche problema a far quadrare il bilancio e portare agli azionisti i risultati promessi, ragionano così. Tanti piccoli tagli apparentemente insignificanti ma capaci di creare un risultato numerico che permetterà di “sfangare” la prossima trimestrale senza danni, e senza che qualche zerovirgola nelle previsioni produca scossoni in borsa tali da mettere in pericolo gli investimenti, i piani pensionistici, o semplicemente gli yacht degli azionisti.
Sono i problemi dell’economia finanziarizzata. E della finanza la casa di Cupertino è una regina essendo, a seconda dei momenti, l’azienda con la più grande capitalizzazione di borsa del mondo (la capitalizzazione non è che la somma del valore di ogni singola azione, al suo valore di scambio fissato dalla Borsa). Un titolo di cui Apple si è riappropriata dopo la chiusura di Wall Street del 3 gennaio, dopo averlo brevemente perso nei mesi precedenti.
In questo caso la differenza per l’economia mondiale può essere fatta da un oggetto tanto piccolo e insignificante quanto un caricatore per cellulare. Da iphone 12, Apple ha scelto di non includerlo più nel “pacchetto” iphone. Alcuni consumatori se ne sono accorti, altri no. Qualcuno si è arrabbiato più della media e ha denunciato l’azienda.
La notizia, a dir poco sensazionale, è che Apple in Brasile è già stata condannata a rimborsare circa 1000 euro in real brasiliani ai suoi clienti defraudati del caricatore. Una mossa che ha fatto risparmiare all’azienda 6,5 miliardi di dollari in costi di produzione e logistici ora rischia di diventare un boomerang.
L’idea è piaciuta anche ad altri produttori ma frutterà ai clienti brasiliani un rimborso completo. L’esempio brasiliano potrebbe essere presto seguito in altri paesi e, specialmente in caso di class action, c’è la seria possibilità che Apple debba emettere una valanga di costosissimi rimborsi.
Se così dovesse succedere, sarà valsa la pena di risparmiare pochi euro su un piccolo ed economicissimo caricatore? Ai posteri, e ai tribunali, l’ardua sentenza.
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