Bobo Vieri, il corsaro del goal faceva paura in area di rigore con la sua stazza monumentale. Ma il terrore non si fermava al campo da gioco: Vieri poteva trasformarsi…
Bobo Vieri è sempre stato molto simpatico, ma anche qualcuno che è meglio non fare arrabbiare.
Nel subconscio, c’è sempre il timore che il sorriso teso e forse un po’ timido del campioni, si trasformi in un ghigno malvagio e la sua stazza muscolare (o che fu parecchio muscolare) diventi una feroce macchina da guerra capace di spezzare e annodare i nemici come stringhe di liquirizie.
Sì, Bobo Vieri è uno di quei buoni che fanno un po’ di paura. Uno di quegli uomini tranquilli che sai già che non saranno tranquilli per niente, se fai l’errore di farli arrabbiare.
Non tutti sanno che Bobo, o meglio Christian, è un figlio d’arte. Anche suo padre è stato calciatore, una mezzapunta che ha detto la sua in metà delle squadre della serie A. A fine carriera decise di trasferirsi in Australia, per continuare a monetizzare allenando.
E qui è nato il figlio prodigio, che nel football avrebbe fatto ancora più strada di lui. Il ragazzo fa la strade inversa a quella del padre: debutta in Australia e si trasferisce in Italia per giocare al pallone.
La sua gavetta dura pochissimo, nel 1991, a soli 18 anni, gioca già in serie A. Vieri è sempre stato il prototipo del calciatore corsaro, un anno di qua, uno di là, a caccia dell’ingaggio più succoso, e tutto ciò buttando nel sacco nel frattempo un sacco di goal, una quantità impressionante.
Vieri: il terrore dell’area e non solo
Torino, Juventus, poi la Spagna all’Atletico Madrid, scudetti in Italia, scudetto e capocannoniere in Spagna. Poi la Lazio lo paga a peso d’oro e diventa “Mister 90 miliardi”.
Il corsaro si trasferisce poi all’Inter. E ancora una volta rassicura tutti: sono qui per restare.
Pochi gli credono, e infatti nel 2005 compie uno di quei passaggi che nel calcio avvengono raramente e lasciano sempre tutti a bocca aperta: dall’Inter all’altro lato di San Siro (quello buono, vorrebbe aggiungere lo scrivente, ma se ne asterrà). Vieri al Milan.
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Ma un Vieri ormai a fine carriera, nonostante la stazza da corazzata dell’area di rigore ed una classe che non è mai venuta meno, al Milan combinerà molto poco.
Emigra di nuovo, al Monaco. Torna alla Sampdoria, passa all’Atalanta, poi alla Fiorentina. Nel 2009 si ritira ma fino a un certo punto: diventa professionista di poker e, non si sa bene se la nuova propensione all’azzardo sia la causa o l’effetto di un brutto coinvolgimento in un giro di scommesse sportive che lo porterà sotto l’occhio della procura di Cremona, che decide infine di archiviare.
La sua fama di lottatore, insomma è del tutto meritata e c’è poco da stupirsi se ha deciso di applicarsi anche a un campo completamente diverso: il cinema.
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Nella pellicola “Faccia di Picasso”, per la regia di Massimo Ceccherini, Bobo Vieri prestava la sua potenza fisica all’interpretazione di un altro grande lottatore, forse meno pagato di lui: Ivan Drago, lo storico avversario russo di Rocky. Riguardiamolo insieme. E spaventiamoci un po’ all’idea che Bobo voglia “spiezzare” in due anche noi…