Arrivano i razionamenti, si parte dai beni di prima necessità | Le dosi massime acquistabili

La situazione di crisi internazionale e il pericolo di un allargamento del conflitto costringono a una gestione responsabile dei beni di prima necessità, alimentari in primis. E’ giusto fare scorte, ma occorre evitare il panico.

In Europa si respira un’aria pericolosissima. I problemi sempre più evidenti della Russia nella sua campagna militare in Ucraina accrescono i pericoli di un allargamento del conflitto.

Razionamenti, si punta ad evitare l'accaparramento | Web Source
Razionamenti, si punta ad evitare l’accaparramento | Web Source

È presto per temere un confronto nucleare, ovviamente. Ma non è troppo presto per prevedere uno scontro sempre più duro ed un aggravamento delle condizioni già difficilissime di approvvigionamento di beni essenziali. 

Pasta, farina, scatolame, sughi, zucchero…

I razionamenti sono già pienamente in vigore in uno dei paesi belligeranti, la Russia. Anche se per il momento sono stati affidati all’iniziativa privata. La catena Auchan, ben conosciuta anche da noi ha esposto i seguenti cartelli: “Per favore, non acquistate più di 5 scatole di conserve, 5 litri di olio vegetale, 5 chili di cereali, farina, pasta, 10 chili di zucchero alla volta”.

Il rischio degli scaffali vuoti | Web Source
Il rischio degli scaffali vuoti | Web Source

Il razionamento ha creato in molte città lunghissime file e veri e propri assalti agli scaffali, che hanno riportato i cittadini al tempo dell’Unione Sovietica, quando si acquistava qualunque cosa arrivasse nei supermercati, dopo file interminabili. Si barattava poi il “tesoro” acquistato con famiglie di vicini e amici. Uno aveva lo zucchero, un altro le scarpe, uno la vodka, uno la pasta. In un paese in cui l’economia di guerra è durata per decenni, il razionamento non crea enorme scandalo. Molto più difficile psicologicamente la situazione in Europa occidentale, dove queste memorie risalgono ai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

Qui il primo problema è introdurre misure preventive, invitando allo stesso tempo i cittadini a non farsi prendere dal panico. Il primo esempio di qualche settimana fa è stata la Svizzera. Le autorità, con caratteristica flemma elvetica, hanno invitato i cittadini a dotarsi di scorte di acqua e beni essenziali. Nello stesso tempo veniva diffusa l’analisi secondo cui non ci sono le condizioni per prevedere un attacco nucleare.

In Unione Europea il primo esempio arriva dalla Spagna, che segue l’esempio russo. Razionamento affidato alle catene di distribuzione. Il divieto di introdurre tetti massimi di acquisto è stato rimosso, mentre la Gazzetta Ufficiale recita: “gli esercizi commerciali possono limitare il numero di articoli che ciascuno il consumatore può acquistare”.

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Si punta ad evitare il rischio degli scaffali vuoti: un segnale terribile che spingerebbe i cittadini ad accaparrarsi tutto quanto ancora disponibile in modo ancora più frenetico.

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