Fedez, la tragedia: qualcuno ci guadagna | Il messaggio che era meglio non ricevere

Le condizioni di salute di Fedez sono molto gravi, come tutti sanno. Qualcuno gli è vicino, qualcuno cerca di sdrammatizzare. Qualcuno ne approfitta per cercare di trarne vantaggio. E’ il tipo di solidarietà che nessuno vorrebbe ricevere.

Chi non conosce Fedez, al secolo Federico Leonardo Lucia, nato a Milano il 15 ottobre 1989? La sua vita è sotto i riflettori e in diretta Instagram. Tutto o quasi si sa di lui e della sua famiglia.

Fedez, una tragedia in diretta | Web Source
Fedez, una tragedia in diretta | Web Source

La moglie Chiara, i figli, gli occhiali che mette, le feste che frequenta, i primi passi del bambino, gli amici, i momenti felici.

La tragedia in diretta social

Una vita impegnativa quella della star social, decisamente, che non consente zone d’ombra, o quantomeno zone d’ombra che il pubblico potrebbe venire a conoscere per altri versi. Ed ecco che, di fronte alla malattia, per la star della comunicazione social è sorto un dilemma. La privacy, certamente è un diritto e delle volte persino un dovere. Vicino a noi ci sono familiari, persone care, affetti. Le tragedie sono pesanti non solo per chi le vive ma anche per chi gli sta intorno e delle volte la scelta del silenzio è fatta anche per rispettare questi amori, questi affetti e questi diritti. A volte si soffre in silenzio e si sorride in pubblico, si stringono mani, si finge che tutto vada bene. Non soltanto perché è pesante rivivere mille volte, ad ogni stretta di mano un dramma che ci angoscia. Ma anche per proteggere le persone a cui teniamo dallo stesso destino spietato.

La malattia a volte si nasconde e porta persino in un buco silenzioso, lontano da tutto e da tutti, per gestire il dolore e per proteggersi.

Ma così non poteva essere per Fedez. Non è questa la vita che ha scelto di vivere. E di fronte a una grave malattia, che mette seriamente in pericolo la sua vita, e con la quale dovrà lottare corpo a corpo per anni, Fedez ha dovuto (e non solo voluto) scegliere l’approccio opposto. La trasparenza, così assoluta e priva di schermi da liberare, e diventare uno sfogo per angosce e paure. Paradossalmente, la casa di vetro, la dichiarazione in diretta, le immagini dall’ospedale, possono anch’esse aiutare. E’ un modo di proteggersi che libera nella sfera social ogni cattiva notizia, ogni tossina, ogni angoscia.

Se lo racconti in diretta, se lo dici a milioni di fan momento per momento, forse il male è come se cessasse di esistere, esposto alla luce scomparirà per abbagliamento.

E questa è stata la storia di Fedez e del suo male, del suo tumore della sua operazione. C’è un ma. Facendo questo, la propria storia diventa una storia pubblica, che tutti possono non solo vedere ma usare. 

I confini etici sono affidati al buongusto del pubblico e alla sua gentilezza. E, come si sa, buon gusto e gentilezza non sono merci diffuse.

Succede così che Taffo, un altro marchio social-dipendente, che dell’umorismo “nero” intorno alla morte ha fatto la sua ragione di esistere, prenda la tua storia, il tuo dramma vero. E ne faccia un pezzo della sua immagine coordinata e della sua strategia di marketing.

Il messaggio di Taffo | Web source
Il messaggio di Taffo | Web source

Il post è “carino”, “simpatico”, strappa un sorriso. Porterà a Taffo molti click, molta simpatia. In definitiva un vantaggio monetizzabile. Il carburante di tutto ciò è la tragedia vera di un uomo, che non ha potuto fare a meno di raccontare la sua storia.

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Quella di Taffo è stato un instant post da pacche sulla spalla. Un’idea. E’ stata anche una buona idea? Sinceramente, ci pare che avrebbero fatto molto meglio a risparmiarsela. Era meglio mandare un biglietto.

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