La guerra scatenata dalla Russia comincia a toccare anche noi, lontani dal teatro bellico e dalle bombe. Dopo l’esplosione dei prezzi dei combustibili, vediamo gli effetti ancora più devastanti che il conflitto creerà inevitabilmente.
La guerra, anche quando sembra lontana, non è mai un teatro. Se poi coinvolge il nostro primo fornitore di energia deciso a bombardare, invadere e distruggere un paese confinante le cose diventano ancora più gravi.
Aggiungiamo che uno degli scopi del conflitto è “punire” l’Unione Europea con milioni di profughi ucraini. È facile capire come gli sviluppi del conflitto potranno toccare da vicino anche noi, che siamo lontani dai suoi carri armati e (almeno per ora) dai bombardamenti terroristici sulle città.
Alla guerra militare dichiarata da Putin l’Occidente ha risposto con una vera e propria guerra finanziaria e commerciale. Intere filiere russe sono state devastate ma, benché la Russia sia una realtà industriale trascurabile, sostanzialmente un petrostato che vive di esportazioni di materie prime (ahimè necessarissime anche a noi), le conseguenza della rottura di legami commerciali può creare problemi, e non piccoli, anche nella nostra vita quotidiana. Nei cereali in primis, perché sia l’Ucraina invasa che la Russia sono grandi produttori di grano e fertilizzanti, ma anche in altri campi. Il primo a essere toccato da una scarsità tale da costringere al razionamento, è un bene di prima necessità, già ferocemente colpito nelle prime fasi del conflitto.
Gasolio: il rischio del razionamento
A sostenerlo è una delle società di consulenza più rispettate del settore energia: Energy Aspects. Un suo studio ha annunciato che un ulteriore inasprimento delle sanzioni potrebbe creare già nelle prossime settimane scarsità di carburanti. E in particolare di gasolio, le cui scorte sono sotto il livello di guardia.
Per quanto possa sembrare paradossale, il vecchio gasolio, un tempo considerato il carburante “povero” della famiglia, è il più scarso in tutto il pianeta. Ma il suo ruolo è tutt’altro che marginale: muovere le merci e i camion che le trasportano, non importa se da pochi chilometri o dall’altra parte del continente.
Senza gasolio non solo si fermano le macchine diesel, il cui numero si punta sempre più a ridurre. Si fermano gli autobus nelle città, i trattori in campagna e tutto il commercio globale.
Al FT Commodities International Summit a Losanna, in Svizzera, il problema è emerso in modo ancora più chiaro. Russel Hardy capo della società petrolifera olandese Vitol ha dichiarato. “Il fattore in cui tutti sono coinvolti può essere il diesel. L’Europa importa circa la metà del suo diesel dalla Russia e l’altra metà dal Medio Oriente. C’è una carenza sistemica di diesel “. Le forniture russe sono il 15% per cento del consumo europeo. Se si fermassero l’unica risposta possibile sarebbe proprio il razionamento.
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Che il diesel sia scarso e a rischio si comprende da un fenomeno recente, mai accaduto prima nella storia: il sorpasso del prezzo della benzina. Non è solo una curiosità, ma l’indizio di un grosso, grossissimo problema, che ha solo cominciato ad emergere.