Il pericolo corre sul filo di una mail. Seria e apparentemente innocua, viene dall’agenzia delle entrate. Ma basta un attimo di disattenzione e ci si trova con il conto corrente svuotate. Occhio quindi a non fare mosse avventate.
Quante email al giorno riceviamo? Impossibile fare il conto esatto. Lavoro, mailing list, e soprattutto problemi, problemi, problemi.
Tra le piccole seccature che dovrebbero garantire la nostra sicurezza ci sono le innumerevoli mail che provengono dagli istituti finanziari ogni volta che facciamo una transazione online. Numeri da leggere, copiare, rimandare per sms, inserire in una maschera.
Uno stillicidio. Ma facendoci caso possiamo mettere a fuoco un punto, che ci salverà da molti problemi. Mai, mai e poi mai un istituto finanziario o tantomeno un’agenzia pubblica ci scriverà per chiedere dati, a meno che siamo stati noi stessi a richiedere un’operazione.
Se fai un bonifico devi confermare. Se cerchi di usare lo SPID, devi confermare. E devi farlo anche in fretta, pena l’annullamento di tutta l’operazione.
Altrimenti, di sua spontanea volontà nessuno ci chiederà mai nulla, se non magari di connetterci al sito e rinnovare qualche dato o questionario. Attenzione specialmente a questo perché molte truffe possono cominciare da qui. Dalle operazioni che facciamo in automatico, in pigiama, prima ancora di finire il caffé, tanto per essere sicuri di non essere ulteriormente disturbati da operazioni seccanti nel corso della giornate.
In questo caso la mail a cui occorre fare moltissima attenzione viene dall’Agenzia delle Entrate. O almeno così sembra. Un mittente che già di per sé preannuncia quasi sempre problemi. Si forse è capitato un paio di volte nella vita di ricevere una missiva che ci annunciava un rimborso fiscale. Ma quel singolo, lieto e memorabile caso si sperde in una miriade di comunicazioni che significa sempre e solo scadenze, errori, tasse da pagare, spese, imprevisti e in generale costi. Ecco che la nostra attenzione potrebbe già cadere, sapendo che nulla di buono c’è da aspettarsi.
La mail che ci arriva in questo caso però si segnala per una caratteristica che al contribuente filologo dovrebbe balzare all’occhio. Al posto dell’arido e incomprensibile burocratese, ricco di forme spagnolesche e verbi desueti, che dovrebbero camuffare la sostanza (qualcosa tipo: “compila qui, perché è ora di pagare la tassa sulla spazzatura”), c’è un italiano zoppicante e asinesco. Un italiano, i più avvertiti dovrebbero notarlo, di scuola truffaldina. Ecco il testo: “dall’esame dei dati e dei liquidazioni relativi alla Divulgazione delle liquidazioni periodiche Iva, da lei mostrate per Il trimestre 2021, sono emerse alcune incoerenze. Le spiegazioni relative alle incongruenze riscontrate sono accessibili nel “Cassetto fiscale” (sezione l’Agenzia) accessibile dal sito internet dell’Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.gov.it) e in versione ultima nell’archivio allegato alla presente e-mail. La presente e-mail è stata generata automaticamente, pertanto la raccomandiamo di non dare risposta a questo recapito di posta elettronica“.
Non cliccate questa mail
Il link allegato è ovviamente falso e conduce a un sito che ci richiederà vari dati di accesso. Del tutto inutili a fare ordine nel cassetto fiscale ma assolutamente indispensabili al truffatore per accedere ai nostri risparmi e saccheggiarli.
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Cosa fare in questi casi? Per una volta la soluzione è semplice. Inoltrare la mail alla polizia postale e cancellarla per sempre dal nostro account. Un piccolo disturbo per un grande risparmio, questa volta non fiscale ma criminale.