Quando la teoria gender vuole cancellare la festa del papà per tutelare i figli delle coppie omosessuali.
Un papà è sempre un papà. Da diversi anni, con le nuove famiglie allargate a genitori dello stesso sesso, prevale la linea della teoria gender. Tra i tanti esempi che fanno parte di una politica contro la discriminazione, l’introduzione di alcune norme mirate ad azzerare la genitorialità fondata sulla differenza dei sessi.
E così, negli asili nido, i giocattoli devono essere unisex oppure nei documenti vieni inserita la dicitura “genitore 1” e “genitore 2” eliminando le parole più naturali del mondo. Padre e madre vengono lentamente cancellati dal “dizionario”.
Una vera e propria negazione delle legge naturali. L’esasperazione, fomentata negli ultimi anni da strategie a favore dell’integrazione, portano a dei controsensi e parossismi contro natura. Negare l’identità sessuale ai bambini danneggia la loro crescita e il loro sviluppo cognitivo.
La scoperta dell’altro sesso è una tappa fondamentale nel bambino che avviene all’incirca a tre anni. Negare la distinzione tra sessi porta a una dissonanza cognitiva nel minore e ad un blocco nella sua ricerca identitaria. Una violenza al suo sviluppo che porta alla formazione della sua personalità all’interno di una comunità sociale.
Eppure, all’insegna dell’integrazione e contro la discriminazione sessuale, viene perpetrato questo azzeramento identitario. Una politica che poggia su lobby internazionali legate alle associazioni LGBT in nome dei diritti umani. Affermare la distinzione sessuale non è una discriminazione quanto un riconoscimento della natura umana.
Da diversi anni, in alcuni asili nido è stata cancellata la Festa del papà per non ledere i bambini di coppie omossessuali. La cancellazione di una festa tradizionale non solo “grottesca” ma che si rivela ancor più discriminante nei riguardi delle coppie dello stesso sesso.
Si dovrebbe trascendere questa divisione se si vuol parlare di “integrazione”. La vera integrazione è nel riconoscimento della famiglia anche dello stesso sesso in cui i ruoli genitoriali vengono preservati.
A Roma, l’asilo Chicco di grano situato nel quartiere Ardeatino a Roma è stato deciso di non festeggiare la festa del papà per non ledere i bambini delle coppie omossessuali. Questo caso ha sollevato un’ondata di critiche e la stessa Associazione articolo 26 e alcuni genitori di altri bambini hanno presentato un reclamo al Municipio.
Per l’associazione si tratta di “discriminazione al contrario presa dopo le pressioni di una coppia omosessuale”.
“Una risposta grottesca poiché è divisivo ledere i diritti di tutti gli altri genitori e bambini ed è ideologico cancellare i massimi simboli dell’umanità, di cui fanno parte sia i due genitori omosessuali, anch’essi nati da uomo e da donna, sia i loro bambini”. Commenta Articolo 26.
“Come genitori, docenti e cittadini affermeremo con ogni mezzo democratico che le differenze culturali, religiose ed educative non possono essere cancellate in nome della falsa cultura della tolleranza”.
Una società che vuole essere civile dovrebbe essere in grado di far distinzioni senza discriminare. L’educazione dovrebbe cominciare proprio da questo punto.
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E proprio pensando al papà, senza fare distinzioni di sesso, la problematica si potrebbe racchiudere nella citazione del poeta tedesco Wilhelm Busch:
“Non è difficile diventare padre. Essere un padre: questo è difficile”
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