Era un tennista di un altro mondo, che giocava in un altro mondo. Veniva dalla Cecoslovacchia, dietro la cortina di ferro. Erano gli anni del confronto Est-Ovest, ma lui vinceva da tutte le parti.
Ivan Lendl è nato as Ostrava, che allora era Cecoslavacchia e oggi Repubblica Ceka il 7 marzo 1960. Ha quindi appena compiuto sessantadue anni.
È stato uno dei tennisti più forti di tutti i tempi: freddo, spietato, apparentemente senza emozioni. Era soprannominato Terminator, ma per origine e impenetrabilità ricordava più Ivan Drago, l’avversario russo di Rocky. Ivan come lui, e come lui eroe dell’allora mondo comunista.
Quel mondo è crollato sotto i colpi della Perestrojka mentre il regno di Ivan Lendl era ancora saldissimo sui campi da tennis. Così come si è diviso il suo paese, metà Repubblica Ceka, metà è diventato Slovacchia. Ma nulla di tutto ciò ha scosso il granitico Ivan, inarrestabile vincitore di otto Grandi Slam, nonché giocatore che ancora porta il record di maggior numero consecutivo di settimane in cima alla classifica ATP: ben 270!
La sua carriera è stata lunghissima. Mentre le generazioni degli avversari si succedevano, nulla spostava Ivan Lendl dalla sua posizione dominante di tennista più influente del mondo.
Ivan il terribile e il rimpianto di Wimbledon
Ha giocato con Jimmy Connors e John McEnroe, di cui è stato un giovane rivale. Ha visto arrivare e ritirirarsi Mats Wilanders, Stefan Edberg e Boris Becker. Un rimpianto? Sì, avere disputato due finali e cinque semifinali di Wimbledon e non essere mai riuscito a vincere il torneo. L’erba non era cosa per Lendl.
Non era bello come certi dei del tennis, non aveva uno stile armonioso e classico, era angoloso e scorbutico, poco spettacolare. Ma efficacissimo. Un tipico prodotto dell’industria cecoslavacca: poco stile ma arrivava dove serviva arrivare.
Lendl ha continuato a giocare fino al 1991, quando si è ritirato ancora al top della forma. Dopo una decina di anni è tornato in campo in qualche torneo commemorativo, che ha perso. Per il resto ama vivere in pace il suo tempo libero, godendosi i molti soldi guadagnati, le sue cinque figlie e il cane, un pastore tedesco dal nome importante: Reagan von Wilhendorf.
Ha anche tentato la carriera di allenatore, ma a dire il vero senza lo stesso impegno feroce che aveva come tennista. Ha allenato Andy Murray, portandolo anche a qualche vittoria di rilievo. E in seguito anche Alexander Zverev. Il sodalizio con quest’ultimo si è interrotto proprio perché Lendl, a quanto ha sostenuto il suo pupillo, era più interessato a giocare col suo cane che ad allenare lui.
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Tornerà ad allenare? Probabilmente no. Pare davvero che gli interessi più il cane. E dopo tanta indigestione di campo, come dargli torto?