L’Austria ha aperto la strada e ora molti altri paesi la stanno seguendo. Anche in Italia si sta arrivando all’abolizione. La data prevista era il 15 giugno ma le cose si stanno muovendo molto più rapidamente. E c’è anche molto di più da sapere.
L’obbligo vaccinale è la misura che ha diviso l’Italia. Di fronte all’emergenza della pandemia il governo Draghi ha adottato la più ferma delle posizioni possibili: obbligo vaccinale per tutti gli over 50.
Una misura che ha messo di fronte alla necessità di scegliere tra vaccinazione e rispetto della legge. In qualche caso persino tra lavoro e fedeltà alle proprie convinzioni no vax.
L’obbligo vaccinale è stato una misura essenziale nel contenere gli effetti della ultima catastrofica ondata di infezioni, quella che ha registrato il numero di casi più alto a partire dall’inizio dell’inizio della pandemia. Ma mentre l’emergenza pare rientrare anche grazie al contributo della primavera, il governo si appresta ad abolire una misura che gli ha creato non poche difficoltà con una frazione irriducibile della popolazione. E in parte anche con chi avrebbe voluto quest’obbligo più esteso e universale possibile: obbligo per tutti, bambini compresi.
Obbligo addio
Il sottosegretario Costa lo ha detto chiaramente in una intervista a Radio1: si sta valutando di abolirlo prima della sua scadenza naturale del 15 giugno. Il Green Pass rafforzato potrebbe tornare a diventare Green Pass base, ovvero un tampone negativo sarebbe sufficiente a svolgere tutte le normali attività per cui adesso la vaccinazione è richiesta.
Gli ultimi giorni hanno registrato un aumento dei contagi e in tutta Europa c’è timore per una ripartenza della pandemia. Nello stesso tempo si vuole uscire da uno stato di conflitto con una parte della popolazione e si confida che le ultime varianti del virus siano meno letali di quelle che lo hanno preceduto, probabilmente.
Un altro elemento importante è che ormai il risultato principale è stato ottenuto: l’Italia ha una altissima percentuale di vaccinati anche con tre dosi. Una situazione che consente di guardare all’avanzata delle nuove varianti con molta più sicurezza. Ci si avvicina insomma a quella situazione in cui anche i non vaccinati o i poco vaccinati possono contare sulla sicurezza di una popolazione molto immunizzata intorno a loro. O in ogni caso il numero dei non protetti è ormai ridotto al punto che la loro scelta di rischiare il ricovero, la terapia intensiva e la morte torna ad essere una scelta personale, che non rischia di far crollare con sé tutto il sistema sanitario.
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La scelta dei non vaccinati mette insomma in pericolo solo loro, e non tutti. O almeno questo è quello che ardentemente di spera.