Le barzellette che uccidono: svelato l’agghiacciante sistema dei boss che hanno insanguinato l’Italia

Le parole uccidono più di una pistola. E questa volta era vero in modo anche troppo letterale. Un’inchiesta svela come i boss Graviano potevano trasformare in morte anche innocenti barzellette. 

La famiglia Graviano è una delle più temibili famiglie di mafia, la lista dei loro crimini e omicidi è troppo lunga ormai per essere calcolata. Una scia di sangue senza fine.

Uccidere anche con una barzellette_ i fratelli Graviano | Web Source
Uccidere anche con una barzellette_ i fratelli Graviano | Web Source

Sulle loro spalle ricade anche l’accusa dell’omicidio di due magistrati leggendari della lotta alla mafia, come Giuseppe Falcone e Paolo Borsellino.

Una famiglia criminale

Filippo e Giuseppe Graviano sono i nomi più tristemente noti di questa famiglia famigerata, e sono stati condannati come mandanti di innumerevoli omicidi, tra cui quello a Padre Pino Puglisi, oltre a quelli di Falcone e Borsellino.

I fratelli Graviano_ boss spietati della nuova generazione | Web Source
I fratelli Graviano_ boss spietati della nuova generazione | Web Source

Erano i capi del mandamento di Brancaccio-Cianciulli e rappresentano la “nuova generazione” mafiosa, quella che ha messo in soffitta le regole, terribili e criminali, della vecchia mafia, per alzare ulteriormente il livello dello scontro con lo stato, con la società, e ha trasformato le guerre di mafia in un’apocalisse senza regole e senza pietà, senza rispetto per donne, bambini, sacerdoti, rompendo un patto che era durato per secoli. A loro risale, secondo le inchieste, anche la svolta terrorista-stragista che ha insanguinato l’Italia a partire dagli anni ‘90.

Via dei Georgofili nel 1993, Via Palestro a Milano, Piazza San Giovanni in Laterano e Piazza San Teodoro a Roma. In questi attentati il ruolo dei Graviani è stato quello di talent scout, reclutatori, addestratori e selezionatori di attentatori. Per questo sono stati condannati all’ergastolo.

Una volta rinchiuso in carcere in regime speciale il boss Giuseppe ha scoperto una passione per l’umorismo criptico, freddo, quello tipico dell’Europa Centrale. A dire il vero non molto siciliano.

Nei suoi messaggi al cugino Salvo, pagine e pagine di strane barzellette, non sempre così buffe, francamente. Un esempio? “Due amici in auto: “Attento, c’è scritto curva pericolosa”. “Appunto, per questo sto andando dritto'”.

Non erano battute divertenti ma messaggi in codice, che permettevano al boss incarcerato di continuare a dirigere l’attività mafiosa della sua famiglia. Lo ha scoperto il giornalista Salvo Palazzolo, consultando documenti giudiziari riservati e mai pubblicati prima d’ora. 

E l’ha pubblicato in un libro, che si intitola:  “I fratelli Graviano – stragi di mafia, segreti, complicità”. 

Al suo interno, i segreti più profondi di Cosa Nostra. I figli concepiti in carcere, facendo uscire provette di nascosto, gli investimenti al Nord, su cui i boss avevano sempre mentito.

Un intero sistema di gestione e comunicazione in codice che è stato solo in parte penetrato dagli inquirenti. 

Web source -> Era un boss in “Gomorra” | Dalla fiction al carcere vero, condannato all’ergastolo

Oggi più che mai, è importante che i boss restino in carcere, dove sono rinchiusi con il 41 bis. La loro attività non è stata una barzelletta e niente deve mai più permettergli di riprenderla.

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