Aveva solo cinque anni quando ha incantato ed intenerito tutto il mondo con la sua interpretazione. A venticinque anni di distanza dal film che lo ha reso famoso, scopriamo cosa fa oggi.
Il volto del piccolo Giosuè, che grazie agli sforzi del papà riesce a conservare la sua innocenza anche in un campo di concentramento nazista è quanto di più poetico sia stato prodotto dal cinema italiano da venticinque anni a questa parte.
Già, sono passati ben venticinque dall’uscita de “La vita è bella” e dal suo exploit alla notte degli Oscar. L’interprete di Giosuè all’epoca aveva solo cinque anni. Scopriamo insieme cosa il tempo ha avuto in serbo per lui.
Chi è Giosuè?
Cominciamo dal nome, si chiama Giorgio Cantarini ed è nato ad Orvieto nel 1992. I suoi genitori lo portarono al provino con Benigni, ma lui, essendo molto piccolo, non ne aveva coscienza piena e anche quando gli dissero che era stato scelto non fece salti di gioia, disse solo “va bene”.
Dei mesi trascorsi sul set con il grande attore e regista toscano ha un bellissimo ricordo. Solo un momento è stato difficile. Come succede a molti bambini, a lui non piaceva essere baciato, men che mai da persone estranee, anzi aveva l’abitudine di pulirsi la faccia con le mani ogni volta che accadeva. Beh, lo stesso successe al termine della scena finale del film, quando la Braschi, che interpretava sua mamma, dovette baciarlo.
Ricorda anche la stanchezza, per dover restare sveglio fino al termine delle riprese della giornata.
Il successo lo ricorda bene, dovette anche imparare a scrivere il suo nome per poter firmare gli autografi…
Dopo il film con Benigni ebbe anche una parte ne Il gladiatore. Una volta cresciuto si è iscritto al Centro sperimentale di cinematografia.
Cosa fa oggi Giorgio
Giorgio, che è sempre rimasto in contatto con il suo pigmalione, ha anche studiato per un mese alla New York Film Academy, dove ha detto di essersi trovato molto bene ed aver avuto dei contatti che potrebbero essergli utili per la sua carriera futura.
Nel frattempo, è arrivata la pandemia da Covid che ha reso la vita dei lavoratori dello spettacolo particolarmente difficile. A causa dei lockdown e delle restrizioni hanno davvero potuto lavorare poco.
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Ed è così che ha deciso di partecipare al bando della Protezione civile che cercava personale per l’attività di contact tracing della Asl della sua zona.
Quando si dice rimboccarsi le maniche…