La sclerosi multipla è una malattia temibile, ma quel che è peggio è che colpisce i giovani con un altissimo costo sociale. Ma come fare per riconoscerla in tempo?
Tutte le malattie sono importanti e tutte vanno combattute con la stessa forza e determinazione. La sclerosi multipla è, però, un male subdolo, non semplice da diagnosticare nelle sue fasi iniziali.
La sclerosi multipla è stata scoperta alla fine del XIX secolo da Jean-Martin Charcot. E’una malattia autoimmune neurodegenerativa che attacca il sistema nervoso centrale.
Si tratta, in buona sostanza, di una reazione infiammatoria fuori controllo del sistema immunitario: il corpo che attacca sé stesso.
Questo attacco produce sia una riduzione della mielina (demielinazzazione) che è la guaina che avvolge le cellule, sia delle cellule che la producono, sia delle fibre nervose.
Purtroppo si tratta di una malattia cronica, cioè non è possibile ottenere una guarigione, ma solo controllarla. C’è di buono che non è contagiosa.
Le cause non sono note. Le ricerche in tal senso sono ancora in corso. Si parla sia di origine genetica, che infettiva, ma tra le concause ci sono anche fattori di rischio ambientali. Colpisce principalmente le persone tra i 20 e i 40 anni, con una maggiore incidenza di donne.
La diagnosi non è semplice, perché i sintomi sono tanti e fuorvianti. Infatti possono essere riconducibili a varie patologie. Cambiano anche in ragione della parte colpita dalle placche e dalla gravità dell’infiammazione.
Tra i più descritti ci sono un rapido calo della vista, movimenti incontrollati dell’occhio accompagnati da dolore. Altri riferiscono di formicolio, intorpidimento, perdita di sensibilità con difficoltà a percepire il caldo e il freddo, oltre ad una persistente debolezza e mancanza di energia anche in assenza di sforzi fisici rilevanti.
Data la varietà dei sintomi è necessario fare opportuni esami clinici per arrivare ad una diagnosi definitiva. Oltre alla storia clinica, sono necessari risonanza magnetica, esami del sangue e del liquido cerebrospinale ottenuto tramite puntura lombare.
Durante le fasi acute è utile il cortisone che, in quanto potente antinfiammatorio giova in caso sia di nuove infiammazioni che di ricadute. Esistono anche dei farmaci studiati per diminuire la frequenza di tali ricadute. Molti importante per i pazienti è anche la terapia riabilitativa.
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Di recente i ricercatori dell’Ospedale San Raffaele di Milano hanno identificato nel malfunzionamento del trasporto del rame una delle cause del processo di demielinizzazione.
Questa nuova scoperta potrebbe aprire nuove prospettive di cura per i malati.
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