Non sempre i campioni dello sport sono anche campioni nella vita. Alcuni di loro rivelano piccolezze e comportamenti non consoni al ruolo che ricoprono.
Entrambi alla Roma ed entrambi attaccanti. Caratteri completamente diversi però, che non li hanno mai fatti entrare in sintonia.
Barese di Bari Vecchia, Cassano ha un carattere privo di sovrastrutture. Impara a giocare a calcio, tirando il pallone tra i vicoli. Il calciatore ha più volte narrato della sua difficile infanzia. Ha conosciuto la fame nel vero senso della parola. La mamma non lavorava e dovevano campare con 3000, 4000 lire al giorno (più o meno due euro): con quelle dovevamo mangiare. Mamma Cassano, non essendo mai andata a scuola, parlava solo dialetto.
Ha esordito in serie A nel Bari, quella che per lui, come per tutti i ragazzi della città vecchia, non era solo una squadra, ma una vera religione.
Nasce così il fenomeno Cassano, che lo porterà a giocare nelle squadre più titolate non solo del campionato italiano, ma anche a livello internazionale.
Gabriel Omar Batistuta, argentino di Avellaneda, nasce in una famiglia di lavoratori; il padre, Osmar Batistuta, era macellaio e la mamma, Gloria, lavorava in una scuola come segretaria scolastica.
In un primo tempo, data l’altezza (è alto 1,85 m), Gabriel ha giocato a basket, ma ben presto è scoppiato l’amore per il calcio.
Dopo la militanza nelle squadre argentine più titolate (River Plate e Boca Juniors) nel 1991 Gabriel è arrivato in Italia, alla Fiorentina, dove in nove anni di permanenza ha segnato ben 207 gol. Nel 2000 è sbarcato alla Roma che all’epoca era allenata da Fabio Capello.
I due non sono mai andati d’accordo, lo racconta lo stesso Cassano nella sua biografia, scritta con Pierluigi Pardo.
Antonio racconta che Batigol era uno con la “puzza sotto il naso”. A suo dire l’argentino era ricco di difetti non da poco: invidioso e tirchio in primis. Era uno che aveva due facce, davanti ne faceva una amichevole e dietro ti criticava. I due giungono ad avere un rapporto di cordiale freddezza.
Ma l’apice del loro (pessimo) rapporto lo raggiunsero in un bar di Trigoria. Erano entrambi al bar, quando Batistuta gli passa davanti. Tutti e due ordinano latte macchiato. Cassano si infila un dito nel naso e glielo gira nel latte a mò di cucchiaino. Gabriel, a dir poco sorpreso, gli chiede che cosa stesse facendo. E Cassano lo sfida a berlo. Batistuta si rifiuta (ovviamente) e allora lo bevve il barese. Il dito nel naso, Cassano, non lo aveva messo per davvero. “Buonissimo. Ricetta speciale, ingrediente segreto”, esclamò.
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Antonio ricorda la totale assenza di ironia dell’argentino, ma di certo lui non gli risparmiava commenti poco piacevoli. In allenamento, palla al piede, gli diceva: “Corri, vecchio, vieni a prenderla, vienimi dietro”.
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