È fatto su misura per chi fino a oggi ha scelto di non vaccinarsi. È un vaccino completamente nuovo ma usa una tecnologia già ampiamente sperimentata contro epatite-B e pertosse.
La data del lancio sarà il 15 febbraio. Mancano quindi solo poche settimane al lancio di un nuovo vaccino: il più nuovo tra tutti quelli che saranno disponibili a quella data.
È stato studiato con un obiettivo preciso in mente: affrontare i dubbi di chi teme la nuova generazione dei vaccini a “RNA messaggero”, e risolverli alla radice, con una tecnica completamente nuova.
L’idea nuova: le proteine ricombinanti
Il nome del nuovo vaccino è Novavax. È già qui è evidente l’intenzione di mostrare il salto tecnologico rispetto alle generazioni precedenti, che loro malgrado hanno raccolto una testarda ostilità almeno in una parte della popolazione.
La prima generazione dei vaccini, firmata da Johnson & Johnson e Astrazeneca, conteneva un cosiddetto “vettore virale” adenovirus. Ovvero un virus privato della sua capacità di aggredire il corpo ma capace di stimolare il sistema immunitario a produrre gli anticorpi. In quasi tutti i paesi, entrambi i vaccini, benché efficaci, sono stati alla fine ritirati. Le autorità sanitarie di controllo li ha considerati meno sicuri della nuova generazione di vaccini a mRNA presentata da Pfizer e Moderna.
Contrariamente a quanto temono e affermano ossessivamente le reti di disinformazione novax, la tecnologia mRNA non manipola affatto il codice genetico di chi si immunizza. Ma agisce sull’Rna messaggero, che è una specie di “stampo” che il nostro corpo utilizza per sintetizzare le proteine. Modificando questo stampo, e facendogli produrre anche proteine adatte a difenderci dall’aggressione del virus, la nuova generazione dei vaccini ha dimostrato notevole efficacia, con rarissime reazioni avverse. Tranne una, violentissima.
Quella di un mondo di attivisti che ha utilizzato lo spettro di una inesistente manipolazione genetica per terrorizzare vaste fasce della popolazione.
A tutto questo risponde Novavax: un vaccino completamente nuovo ma la cui tecnologia è ampiamente sperimentata in altri vaccini che già utilizziamo contro l’epatite-B e il papilloma virus. Un ritorno al futuro che prevede l’utilizzo di “sub-unità proteiche” ovvero frammenti purificati del virus, che attivano la risposta immunitaria del nostro corpo.
Si parte da 15 hub nel Lazio
Esattamente come molti altri vaccini che abbiamo conosciuto e fatto senza problemi contro i virus più tradizionali, il Novavax prevede due dosi a tre settimane l’una dall’altra. Una volta innescata la risposta immunitaria, le ricerche hanno verificato una efficacia contro il coronavirus del 90%.
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La prima regione a introdurlo sarà il Lazio, a partire dal 15 febbraio. Giusto in tempo perché tutti possano rispondere all’obbligo vaccinale per gli over 50, in vigore dal 15 gennaio.