In questi giorni convulsi di consultazioni per la scelta del nuovo Presidente della Repubblica, due importanti esponenti di partito hanno selezionato un nome, che, almeno su Instagram, sta raccogliendo consensi.
Non c’è accordo tra i vari schieramenti sulla scelta del nome del successore di Mattarella. Certo la scelta è difficile, va ponderata, Mattarella ha un passato importante, specchiato, ha perso un fratello ucciso dalla mafia e con il malaffare ha nulla da spartire.
La scelta
Draghi, Casini, Berlusconi e ancora Moratti, Nordio, Pera, ma a due esponenti di spicco della politica italiana forse è venuto in mente il nome giusto, the right one.
Il capitano (Salvini) e il governatore (Zaia) si sono fatti ritrarre con un personaggio che riunisce in sé tutte le qualità di cultura, alta formazione, respiro internazionale, dirittura morale, integrità, al di fuori delle logiche del clientelismo e perché no, anche del nepotismo. Un uomo che ha fatto della misura e del rispetto degli avversari, dello Stato e della bandiera i capisaldi della sua carriera politica: Umberto Bossi.
Lui, il senatúr, il fondatore della Lega Nord, l’uomo che ha inventato la cerimonia della bevuta d’acqua del Po, che ha fatto del celodurismo un programma di governo è lì, riverito ed ossequiato dai suoi epigoni. Un tripudio di idee.
Un percorso da capo di stato
Ma per rendere più chiare le motivazioni che hanno spinto gli esponenti più di spicco della Lega a propendere per il nome di Bossi, è d’uopo fare un breve excursus del suo elevato percorso politico.
Nato a Cassano Magnago nel 1941, il giovane Umberto si diploma alla prestigiosa scuola Radio Elettra per poi iscriversi con successo alla facoltà di medicina e chirurgia che lascerà in vista di ben più nobili traguardi. Si distingue anche come cantautore al festival di Castrocaro, ma un’ottusa giuria non coglie il respiro crepuscolare della sua musica. Apprezzato poeta, compone la celeberrima Scioperu in dur Baset (Sciopero alla Bassetti), pietra miliare della lirica contemporanea.
Negli anni Ottanta l’impegno politico lo sottrae all’arte. Fonda dapprima la Lega Lombarda per poi ampliare gli orizzonti a tutto il Nord e, i suoi sostenitori, nel raduno oceanico di Pontida, lo eleggono a gran voce: Segretario Federale.
Gli equivoci
Suo malgrado costretto ad entrare in contatto con i rappresentanti di “Roma Ladrona”, è vittima di una serie di equivoci giudiziari. Un breve elenco è doveroso per evidenziare la portata di tali eventi morbosi: condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti; condannato per vilipendio alla bandiera italiana per averla offesa pubblicamente usando la frase “Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo”; condannato in Cassazione per vilipendio al Presidente della Repubblica per aver chiamato l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano «terrone» e indirizzandogli il gesto delle corna.
Tali misunderstanding non hanno risparmiato neanche altri membri della sua famiglia. In particolare, il figlio Riccardo è stato condannato a Milano per appropriazione indebita a causa di 158000 euro sottratti al partito per spese scambiate per personali, oltre ad essere stato denunciato da alcuni commercianti per truffa.
Suo fratello Renzo, a seguito dell’inchiesta sull’appropriazione indebita dei rimborsi elettorali, rassegna le dimissioni dal Consiglio regionale lombardo prima di essere espulso dal partito. Ma oggi i fratelli Bossi hanno intrapreso con successo l’attività che avrebbero dovuto scegliere sin dagli albori: si sono dati all’ agricoltura.
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Ed è per dare l’esempio al popolo italiano, in questo momento di pandemia, che il senatore Bossi si è fatto ritrarre con la mascherina FFP2 correttamente indossata.