Basilio Petruzza scrive, scrive e scrive. Su Instagram si è lasciato andare a una analisi molto profonda (e molto lunga) di due maternità a confronto: quella di Paola Barale e di Giovanna Civitillo. La moglie di Amadeus. I suoi lettori sono rimasti stesi.
Basilio Petruzza, come dice la sua biografia online, da sempre usa le parole. E sin da quando era bambino ne ha usate tante, ma veramente tante. Una cosa che recentemente hanno scoperto anche i suoi numerosi fan su Instagram.
Fin da bambino Petruzza non ne faceva economia “riempivo pagine intere, andavo oltre il margine per non sprecare nemmeno un centimetro di me”. E in effetti la lettura dei testi di Petruzza evidenzia quanto acuta sia la sua percezione che il mondo non possa fare a meno di ogni singolo millimetro della sua personalità, tradotto in testi corposi, torrenziali, senza pausa né tregua. Non a caso, il suo sito web si intitola “tutte le parole che posso”.
Basilio Petruzza: tutte le parole che può
L’impatto visivo della sua pagina è quello del “wall of text”, il muro di parole da scalare come una parete liscia e senza appigli, uno sforzo titanico alla cui sommità il lettore aspetta il sollievo e l’esaltazione che accoglie la fine di ogni impresa. Il sudore, le lacrime, la disperazione, il senso della sofferenza senza un senso, della sconfitta che incombe. E che improvvisamente sulla vetta diventa vittoria.
Eravamo tutti abituati a pensare che Instagram fosse il social dell’immagine, istantaneo, senza commento o quasi. Basilio Petruzza deve averlo visto come una sfida personale e ha riempito delle sue parole pure quello.
Un post che pesa
Recentemente i suoi granitici follower si sono trovati davanti davanti un post in cui il prolifico scrittor giovane (oltre 80 testi all’attivo, solo in minima parte pubblicati), “analizza” con la consueta leggerezza affabulatoria due maternità e le confronta.
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Vengono scelte due matriarche del calibro di Paola Barale e Giovanna Civitillo (più nota come “moglie di Amadeus”).
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Da due apparizioni una in Rai e l’altra in Mediaset, che Petruzza ha attentamente seguito e analizzato nelle sue più recondite sfumature, nasce un post-monstre il cui commento di presentazione occupa ben 640 parole. Il format di Instagram non ha permesso di pubblicarlo in un commento solo: è stato necessario dividerlo in puntate.
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Tutto quello che si poteva dire sulla differente concezione della maternità di queste due figure simboliche è stato detto.
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È seguito un dibattito piuttosto asfittico tra le follower, tutte donne, probabilmente stremate dalla lettura. Solo sette commenti, da versanti “filosofici” opposti. Ma tutto sommato scarsamente combattivi e polemici. La brillantezza dell’esposizione, non disgiunta dalla sua estensione, aveva già steso tutti.