Solo prima necessità. Sono ormai pochissimi i negozi e le attività accessibili a chi non ha almeno un tampone. Ed è in arrivo un’ulteriore stretta. Così il governo punta a creare un obbligo vaccinale “di fatto”.
Il governo stringe il cerchio intorno ai no vax, puntando a convincere chiunque abbia anche solo una minima apertura della necessità di vaccinarsi.
I dati delle occupazioni di ospedali e terapie intensive, con la forte prevalenza di ultracinquantenni non vaccinati, hanno spinto il governo a stabilire l’obbligo vaccinale per questa categoria, con l’obiettivo immediato di proteggere gli ospedali dal sovraffollamento e impedire che la loro attività ordinaria venga fermata per fronteggiare l’attacco in massa della pandemia. Il limite è ormai vicino e l’obbligo per gli over 50 è diventato una necessità, anche se i suoi risultati non sembrano ancora notevolissimi (gli hub vaccinali riportano un modesto incremento di prime dosi nelle categoria sottoposta ad obbligo).
Il confronto tra due diritti, quello di scegliere le proprie cure per i novax e quello di essere curati per tutti gli altri è arrivato al momento delle scelte difficili.
Ma per ora il governo cerca ancora di evitare lo scontro frontale. L’opposizione più dura e ideologica ai vaccini viene lasciata libera di rifiutare la prevenzione. Ma sempre più impedita a svolgere qualsiasi attività in pubblico.
Cosa può fare ancora chi non ha né il vaccino né un green pass “base” (ovvero un tampone negativo molto recente)? Molto, molto poco.
Negozi e attività frequentabili sono soltanto quelle che appartengono alla categoria “prima necessità”. Si potrà continuare a far la spesa nei negozi di alimentari, ovviamente con mascherina e misura della temperatura.
Altra categoria di esercizi che resterà, ovviamente, accessibile a tutti sono le farmacie, le cliniche, gli ospedali. Anche in questo caso, indossando i necessari dispositivi di protezione.
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Il governo ha considerato, comprensibilmente “prima necessità” anche le edicole. Si potrà acquistare il giornale senza bisogno di fare prima un tampone.
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L’elenco si conclude con le tabaccherie. Per chi fuma il tabacco è certamente un bene di prima necessità (maliziosamente, si potrebbe anche sostenere che sono le tasse sul tabacco a essere un genere di prima necessità per lo Stato). Dunque anche le rivendite con la “T” saranno aperte ai novax/nogreenpass.
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Per chi non ha almeno un green pass “base” le attività possibili finiscono qui: niente mezzi pubblici, niente uffici pubblici, niente bar e ristoranti, niente parrucchieri, niente lavoro. Praticamente niente di niente.
Si potrà continuare ad andare in commissariato per fare denunce urgenti. Ma è evidente che il governo più che denunce si aspetta dai novax una dichiarazione di resa.
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