La leggenda che un artista porti sfortuna può distruggergli la carriera. È successo a Mia Martini, e anche a Marco Masini. Ma il cantautore conosce il colpevole delle calunnia che l’ha quasi costretto al ritiro. E finalmente racconta tutto.
“Vaffanculo” cantava Marco Masini per esorcizzare il destino avverso nella vita e soprattutto nell’amore. Per maledire le difficoltà che impediscono di essere felici come si meriterebbe. Oggi la sua intervista è una specie di bis ideale di quella canzone, con dedica speciale alle forze che gli hanno distrutto la carriera. Trasformando la sua vita in un calvario doloroso quanto il testo di una canzone, ovviamente di Masini.
Ma vediamo chi è Marco Masini. Nasce a Firenze nel 1964 e sin da giovanissimo comincia a bazzicare le periferie del mondo musicale, armato di una certa abilità di pianista e di un animo tormentato che sente fortemente il dolore e l’ingiustizia dell’esistere.
E alla periferie del capoluogo toscano, nella periferia industriale che già sta morendo senza saperlo, Masini frequenta studi minori e dimenticati fino all’incontro che darò alla sua carriera la scintilla propulsiva che ne determinerà il decollo. È Giancarlo Bigazzi, compositore e paroliere italiano, nonché deus ex machina degli Squallor.
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E la carriera decolla. Nel 1987: tour con Raf. Nel 1988 prova il grande attacco al Festival di Sanremo ma viene respinto all’ultimo: sostituito con Rosita Celentano. Ancora un anno di limbo, poi il 1990 lo catapulta verso la notorietà: “Disperato” vince Sanremo Nuove Proposte. Masini non era nessuno, improvvisamente è la voce del momento.
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L’album schizza in testa alle classifiche: 800.000 copie vendute. Quello successivo romperà il muro del milione. Disgrazie, disperazione, amori non corrisposti, rabbia di vivere sempre nel posto e nel modo sbagliato, il dolore delle cose semplici, il grido delle periferie ruggiose di Sesto Fiorentino, improvvisamente diventano oro.
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E improvvisamente un’intera generazione che ciondola senza trovare il suo posto in un’Italia che sta cominciando il suo declino economico e vitale, si riconosce nella buia mancanza di prospettive. È un’Italia sconfitta dentro, che vive di mancette alle spalle dei genitori. Che nessuno ama e nessuno stima. Che non studia. Sempre senza le monetine per i videogames, senza lavoro, senza la ragazza, o con la ragazza che ti tradisce con un altro meno disgraziato di te. È l’Italia degli “sfigati” quella che si riconosce in Marco Masini e lo fa ricco. Finché tutto finisce anche per lui.
La leggenda che gli stronca la carriera
Si comincia a sussurrare che Masini porti sfortuna: un marchio letale nel mondo dello spettacolo, così incerto da vivere nella venerazione della buona sorte. E così intorno a lui si fa il vuoto. Masini è solo. La sua carriera si ferma, e non ripartirà mai per davvero.
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Oggi Masini è di nuovo sulle scene, anche se in tono minore. Durante un’intervista televisiva ha raccontato l’origine della leggenda nera che l’ha colpito.
Non fu un attacco deliberato, o una calunnia lanciata col preciso scopo di colpirlo. Ma semplicemente un modo scherzoso per fare il verso alle sue dolorose canzoni, che di sfortuna traboccavano.
La disgrazia che aveva portato Masini alle stelle è la stessa che lo ha fatto precipitare.