Totò Riina, il “Capo dei capi”, l’uomo che ha avuto in mano le sorti di Cosa Nostra, è sfuggito alla giustizia per un quarto di secolo e la sua auto ha avuto un ruolo nell’occultarlo agli occhi degli inquirenti.
Salvatore Riina, Totò, soprannominato “U curtu” per il suo metro e cinquantotto di altezza, non è stato solo un mafioso, è stato l’uomo più temuto e potente, colui che grazie a stragi e fatti di sangue è riuscito a farsi temere anche dallo Stato e di incidere sulla nostra storia.
Chi era il Capo dei capi
Nato a Corleone nel 1930, appena diciottenne, finì in carcere per omicidio. Entrò in Cosa Nostra grazie a Luciano Liggio. Nella cosca di cui faceva parte c’era un altro personaggio il cui nome popolerà le cronache, Bernardo Provenzano.
All’ennesimo arresto, nel 1969, U Curtu decise di darsi alla latitanza, cominciando la sua scalata ai vertici mafiosi. Un potere che otterrà a prezzo di almeno 100 omicidi.
Condannato a 26 ergastoli, inchiodato dalla testimonianza di un pentito eccellente Tommaso Buscetta, “Don Masino”, mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio, Riina morí nel carcere di Parma nel 2017, dopo 24 anni di carcere al 41 bis, senza mai un cenno di pentimento.
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L’arresto in macchina
Una gelida mattina di gennaio, precisamente il 15 gennaio 1993, i carabinieri del Ros, comandati dal capitano “Ultimo” misero fine al suo potere.
L’auto nella quale viaggiava il boss mafioso tutto era tranne che la macchina degna di un uomo di tale potere, insomma, per farla breve, non era una vettura alla “Genny Savastano”.
Auto vistose, bolidi da copertina, mal si adattano ad una persona che deve vivere nell’ombra, senza farsi notare. Era perciò una vettura “anonima”.
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L’arresto avvenne al primo incrocio davanti alla villa dove aveva trascorso la sua latitanza, in via Bernini n. 54, a Palermo, insieme al suo autista Salvatore Biondino.
I due erano a bordo di una Citroen ZX. Niente di speciale dunque.
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Quando uscì, la ZX fu proposta in quattro motorizzazioni, tutte a benzina. La potenza massima andava dai 60 CV ai 130 CV. La versione Diesel arrivò qualche anno più tardi.
Il prezzo si aggirava intorno ai 15 milioni di lire, una goccia nel mare dell’immenso patrimonio insanguinato di Totò Riina.